Cloud computing

Lo ammetto, ci ho messo un po’ di tempo per capire di cosa si trattava, e anche adesso qualche dubbio rimane.
Il concetto di base è quello di poter disporre di servizi, infrastrutture o piattaforme adattabili alle esigenze, ad un costo proporzionato al reale utilizzo e disponibile indipendentemente da dove mi trovo.

Il concetto è relativamente semplice ed accattivante. Tutte le società di informatica, si sono buttate se non sul cloud computing, sul termine cloud computing. E’ questo che mi ha creato qualche problema.  Improvvisamente tutto è diventato cloud (già da alcuni anni). Come fa un prodotto, dall’oggi al domani diventare cloud?


Di certo il cloud computing è esploso prima come strategia marketing che come prodotto, e forse è tutt’ora una strategia di marketing.

Alcune soluzioni sono certamente interessanti e appetibili per diversi utenti, sia per servizi software (SaaS), che per la infrastruttura (IaaS). Ia piattaforma cloud (PaaS) mi piace vederla come un caso particolare di IaaS. Provo a spiegarmi tralasciando i termini criptici e rifletto sui possibili casi di utilizzo per le aziende.
Se penso ad una startup, che ancora non ha consolidato i propri prodotti e deve impegnarsi in onerose strutture e finanziamenti, avere un sistema informativo ‘a consumo’ è certamente un vantaggio. Acquisisco quello che mi serve, pago solo quello. Se mi serve di più, pago di più. Se chiudo non pago più.

Può essere comodo ad aziende ed organizzazioni molto distribuite, con personale molto mobile. Si consideri piazzisti (esiste ancora il termine?), assicuratori, divulgatori, sempre in giro da clienti. In questa situazione, dati accessibili ovunque, non necessariamente localizzati presso l’azienda,  sono molto comodi.

Il cloud può essere utile a tutte le aziende nelle procedure di backup e di replica dei dati per garantirne la disponibilità con qualunque evento. Alcuni software di backup già prevedono moduli per essere interfacciati a fornitori di storage remoto, come Amazon.
Sempre comoda è la possibilità di disporre dei dati ovunque ed in ogni momento, attraverso Dropbox o applicazioni come Google Docs.
A questo si aggiunge che in diversi casi i servizi sono gratuiti (ma nessuno, al giorno d’oggi, da nulla per nulla. Dov’è l’inghippo?). In virtù di questa gratuità alcune applicazioni, da molti classificate come cloud, hanno già ampia diffusione su dispositivi mobile. Questa diffusione, per lo più ad uso privato, sta trascinando, verso le stesse metodologie anche le aziende dando luogo a quel fenomeno conosciuto come BYOD (Bring Your Own Device).

Grosse aziende, possono pensare al cloud privato, fornire in proprio un servizio IT tarato su misura alle proprie aree funzionali, valorizzando le attività ai vari centri di costo. Ma ritengo debbano essere veramente grandi, perché il cloud, nelle mia visione è più di una virtualizzazione o un cluster. Il cloud usa la virtualizzazione, ma i servizi, la loro gestione, la loro parzializzazione e il loro addebito necessitano di dinamiche tutt’altro che semplici o banali.

Restano le risorse in outsourcing fornite in modalità cloud, di fatto Infrasructure as a Service. Veloci da allocare, ampliare e dismettere a piacere.

Ora resta da chiederci se tutto questo è sempre e comunque un vantaggio. Qualche dubbio mi rimane. Certamente ci sono casi dove il cloud presenta benefici. Si tratti di cloud o qualcosa fatto passare per tale, giusto per convenienza di marketing, poco importa, basta il vantaggio economico e di risorsa.
E’ indispensabile, quindi, analizzare attentamente la situazione, volta per volta. I costi, le applicazioni, i rischi, i vantaggi. Sia a breve termine che a lungo e medio termine,

Visto che tutti parlano dei numerosi vantaggi del cloud io, da bastian contrario, voglio riflettere sui problemi.

Il primo dubbio è la connettività. Ovviamente, quando si parla di usufruire di servizi in ogni dove, si parla di Internet. Ma internet a tutt’oggi è ben lontano dall’essere disponibile ovunque con buone prestazioni. Il digital divide esiste. La diffusione di internet, specie in piccole e medie imprese, si traduce spesso in ADSL che ha costi e prestazioni ben diverse da quanto richiesto ad una azienda per esternalizzare i servizi su un cloud. Un semplice salvataggio, che in azienda, su dispositivi locali, richiede ore, che banda richiede per essere spostato su Amazon? E chi garantisce per questa banda anche verso reti extranazionali? D’accordo ci sono tecniche efficienti come la deduplicazione, accordi internazionali fra provider e provider di estensione mondiale, ma meglio verificare prima di mettersi nell’impresa, soprattutto verificare i costi. La connettività costa, se deve essere garantita in prestazioni e disponibilità. Se la connessione internet cade per un’ora e la mia e-mail non esce, mi scoccia, ma non succede nulla. Se non posso lavorare in cloud, per un’ora, perché la linea non và? Se sono un dipendente sono contento vado al caffè e aspetto, ma per l’azienda?

Affrontato questo dubbio e trovato un giusto compromesso, ne rimangono altri.
Se la mia azienda è classica, scrivania con dektop, stampante, ecc. non posso fare a ameno di una infrastruttura locale. Rete switch, sistema telefonico, stampanti, print server. Un minimo di informatizzazione è indispensabile e il risparmio per la infrastruttura IT si assottiglia.

Resta poi il problema, che altri certamente più autorevoli di me, hanno già sottolineato. Si tratta della sicurezza dei dati in tuttel le forme e aspetti. Chi garantisce dove sono i dati? Chi vi ha accesso? Saranno sempre accessibili? E in quali formati? Proprietari?
Non è un problema banale. Già sono note le perplessità di molti in merito ai dati personali in mano ai social network e al loro possibile uso incontrollabile. I dati sono fisicamente memorizzati in luoghi non definiti, magari anche in stati convenienti da un punto di vista economico, ma con quali garanzie e quale legislazione in tema di tutela dei dati?
In ultimo, si rischia di essere trascinati verso soluzioni sempre più proprietarie, senza controllo reale di chi e cosa maneggia i nostri dati, rimanendo intrappolati nelle applicazioni o all’hardware che l’azienda fornitrice del servizio ritiene più convenienti per se.

Un ulteriore esempio di dubbi sulla sicurezza è in questo articolo: http://www.enterthecloud.it/abc-cloud/cloudcomputing-legge-usa/

A fronte di queste problematiche penso valga la pena di rivalutare il fai date, o meglio il sistema informativo aziendale, che pur sfruttando le nuove tecnologie, rimangono in azienda sotto lo stretto controllo e responsabilità dell’azienda. Va posta attenzione anche a nuove applicazioni che promettono l’utilizzo ubiquo dei dati mantenendone un  buon controllo.

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